
JACQUES STERNBERG
CONTES GLACÉS
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Collana Ossidiana
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2025, pp. 424
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isbn: 979-12-80475-14-5
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€ 30,00
«Il lavoro di ammorbidire il mattone tutti i giorni, il lavoro di aprirsi un passaggio nella massa gommosa che si proclama mondo» l’incipit cortazariano delle Storie di cronopios e di fama si adatta meravigliosamente a questo singolare, poliedrico e prolifico scrittore belga Jacques Sternberg, e ai suoi surreali Contes glacés, pubblicati qui per la prima volta in italiano con i disegni originali di Roland Topor. Racconti Cinici, stralunati, grotteschi, umorali e un po’ osceni. Politicamente scorretti. Alcuni di una brevità sconcertante. C’è qui come il tentativo di ritualizzare il reale, scardinarlo, tramite un atto di magia. Divorarlo, attraverso uno sregolamento dei sensi, uno spostamento percettivo: gli oggetti animati, il tema del doppio, la morte onnipresente, la fuga dalla realtà, la percezione del mondo come male. Sternberg, di famiglia ebraica, fu internato in un campo di concentramento e suo padre fu deportato e ucciso. Si legga La cura, dove l’orrore della Shoah viene riportato alla normalità, come se non ci fosse soluzione di continuità tra il male assoluto e la vita quotidiana. In questi contes il senso del fantastico agisce come un acido corrosivo, per sciogliere, rompere, scardinare ciò che noi erroneamente ‘definiamo’, ‘patiamo’, come reale. Questi brevissimi (alcuni) racconti sono frammenti di un’immagine diversa del mondo. Come delle esche per lettori curiosi che nell’atto di abboccare sono precipitati in un’altra dimensione, in un altro elemento, dove la morte non è morte e la vita non è vita, ma simbioticamente, esse si tramutano l’una nell’altra. Così nel racconto Il largo un appartamento può veleggiare lontano sospinto dal vento, staccandosi dalla città infernale.